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Ciascuno di noi è un messaggio che Dio manda al mondo (P. G. Vannucci OSM)

Una passo del Vangelo per te

UN PASSO DEL VANGELO PER TE

Vivere con il Signore eucaristico secondo l’esempio di Madre Giulia

Introduzione
Città del Vaticano (Agenzia Fides) - Il giorno di Giovedì Santo 2003, il Papa Giovanni Paolo II ci ha donato l’Enciclica “Ecclesia de Eucharistia”, che inizia con le parole: “La Chiesa vive dell’Eucaristia” (n. 1). Questa verità vale anche per ogni diocesi e comunità ecclesiale, per ogni parrocchia, per ogni famiglia cristiana e per ogni fedele. Noi tutti viviamo dell’Eucaristia. “Nella santissima Eucaristia è racchiuso tutto il bene spirituale della Chiesa, cioè lo stesso Cristo, nostra Pasqua e pane vivo che, mediante la sua carne vivificata dallo Spirito Santo e vivificante, dà vita agli uomini” (Concilio Vaticano II, Presbyterorum ordinis, n. 5).

Madre Giulia Verhaeghe (1910-1997), Fondatrice della Famiglia spirituale L’Opera, è per noi un grande esempio e una vera maestra di come possiamo realizzare nella vita quotidiana l’unione con il Signore eucaristico. Sin da giovane Dio destò nel suo cuore l’amore per l’Eucaristia: “Durante gli anni della mia infanzia, il Rev. Edward Poppe fu uno strumento di Dio, per così dire la porta attraverso cui la mia anima si aprì alla dolce luce del mistero dell’Eucaristia. Per mezzo del ‘Movimento Eucaristico per i bambini’ mi sentii molto attratta interiormente verso il Signore eucaristico. Egli mi conquistò, mi accompagnò e mi nutrì con la sua santa presenza”. Madre Giulia era penetrata interamente dal mistero della santa Eucaristia. Assistere alla Messa e stare in presenza del Signore eucaristico, era per lei la gioia più grande, come se già pregustasse la gloria celeste. Una volta scrisse: “Mi sembra di essere immersa nella gloria, nella misericordia e nella fecondità del Sacrificio della Messa. Profonda gioia, indicibile gratitudine e amore ricambiato riempiono il mio essere”. Si tratteneva spesso a lungo davanti al tabernacolo. Lì venne colmata ripetutamente di pace, di luce e di nuova forza.

Papa Francesco sulla vergogna nella confessione

Titolo originale: La vergogna "buona" e la confessione: un binomio tradizionale ripresentato da Papa Francesco
Papa Francesco ha parlato ieri della confessione, e ha fatto un accenno alla "vergogna" che prende il penitente nel confessare i propri peccati.

L'Osservatore Romano cita l'omelia mattutina del 29 aprile:
Tante volte - ha detto il Santo Padre - pensiamo che andare a confessarci è come andare in tintoria. Ma Gesù nel confessionale non è una tintoria». La confessione è "un incontro con Gesù che ci aspetta come siamo. “Ma, Signore, senti, sono così”". "Ci fa vergogna dire la verità: ho fatto questo, ho pensato questo. Ma la vergogna è una vera virtù cristiana e anche umana. La capacità di vergognarsi: non so se in italiano si dice così, ma nella nostra terra a quelli che non possono vergognarsi gli dicono sinvergüenza. Questo è "uno senza vergogna", perché non ha la capacità di vergognarsi. E vergognarsi è una virtù dell'umile".
Papa Francesco ha quindi ripreso il passo della lettera di san Giovanni. Sono parole, ha detto, che invitano ad aver fiducia: "Il Paràclito è al nostro fianco e ci sostiene davanti al Padre. Lui sostiene la nostra debole vita, il nostro peccato. Ci perdona. Lui è proprio il nostro difensore, perché ci sostiene. Adesso, come dobbiamo andare dal Signore, così, con la nostra verità di peccatori? Con fiducia, anche con allegria, senza truccarci. Non dobbiamo mai truccarci davanti a Dio! Con la verità. In vergogna? Benedetta vergogna, questa è una virtù.

Ivan Illich: da sacerdote a visionario realista

A cura di Marzia Coronati - 30 apr. 2013
Titolo originale: Sbucciando cipolle con Ivan Illich

L’incontro tra Gustavo Esteva e Ivan Illich avvenne nel 1983. Prima d’allora Esteva, per anni amministratore dell’Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale, marxista puro e duro, non voleva saperne di quel teologo che si occupava di scuola e salute. Da quell'incontro però i due divennero grandi amici e molte furono le notti passate a cucinare e chiacchierare. Oggi Esteva sta lavorando a una raccolta dei numerosi testi che il filosofo austriaco ha prodotto nel corso della sua vita e in ogni suo intervento non manca di fare cenno al suo pensiero. A undici anni dalla morte di Illich, Esteva ricorda il suo amico in un’intervista che abbiamo realizzato a Roma.

Ivan Illich è nato nel 1926 e morto nel 2002. E’ un uomo del secolo scorso, eppure chi lo conosce bene sostiene che i suoi ragionamenti sono oggi più attuali che mai. Quali sono secondo te gli elementi di attualità del pensiero di Illich?
Ivan era un profeta, non perché aveva la sfera di cristallo, ma perché viveva radicato nel presente, per questo poteva anticipare tendenze.

Come appare la Regina della Pace a Medjugorje




La Sua bellezza è indescrivibile, non è una bellezza come la nostra ...





In molti, ed in molti modi, hanno interrogato i veggenti sull'aspetto della Vergine e su quanto in generale accade nella parrocchia di Medjugorje. In tutto questo è riuscito particolarmente bene Fra Janko Bubalo appartenente ai francescani dell'Erzegovina e letterato. Ha seguito fin dall'inizio le apparizioni a Medjugorje. Per anni è venuto a Medjugorje a confessare ed ha quindi acquisito esperienza sulla spiritualità di Medjugorje, come testimonia la pubblicazione del suo libro "Mille incontri con la Vergine a Medjugorje" (1985). Ha riscosso successi e premi a livello mondiale. Nel libro la veggente Vicka parla delle sue esperienze. In aggiunta a questa conversazione, Fra Janko ha parlato degli stessi argomenti anche con gli altri veggenti. Alla fine ha pubblicato solo il colloquio con Vicka poichè gli è sembrato che lei avesse risposto in maniera più esauriente alle sue domande. Le opinioni di tutti gli altri veggenti non si discostavano dalle sue. Come già detto, ha parlato più volte con i veggenti dell'aspetto della Madonna e nulla è stato pubblicato che essi non avessero preventivamente approvato.

Padre Amorth a Vescovi e Sacerdoti: "aprite i cuori"



Don Gabriele Amorth è stato fra i primi Sacerdoti italiani a interessarsi dei fatti prodigiosi di Medjugorje dal 24 giugno 1981, e come lui anche Don Divo Barsotti, Don Luigi Giussani ...

Il video è effettivamente datato (2011), ma vale la pena di comprendere ...

Leah Darrow, top model per Gesù

Lasciò la moda quando le chiesero di spogliarsi, ora aiuta le donne a vestirsi
Di sé dice: sono la sorella minore del figliol prodigo. Si chiama Leah Darrow ed ha 33 anni. E' venuta alle luci della ribalta dopo Next America's Top Model, uno dei reality show più affermati negli USA.
La sua carriera ha preso quota a metà degli anni Duemila, quando ha iniziato a posare in servizi fotografici per marche di abbigliamento, cosmetici, shampoo, e a comparire in pubblicità per la televisione trasmessa sui maxi-schermi di Times Square. Finché ...

Ultimo messaggio di Medjugorje, 25 aprile 2013


Messaggio della
Madonna di Medjugorje
a Marija Pavlovic

Cari figli!
Pregate, pregate, soltanto pregate affinché il vostro cuore si apra alla fede come il fiore si apre ai raggi caldi del sole.
Questo è il tempo di grazia che Dio vi dà attraverso la mia presenza e voi siete lontani dal mio cuore.
Perciò vi invito alla conversione personale e alla preghiera in famiglia.
La Sacra scrittura sia sempre l’esortazione per voi.
Vi benedico tutti con la mia benedizione materna.
Grazie per aver risposto alla mia chiamata.

Domenica 28 aprile 2013: dal Vangelo secondo Giovanni (13,31-33a-34-35)

V Domenica di Pasqua - Anno C
"Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri”
Quando Giuda fu uscito dal cenacolo Gesù disse: “Ora il Figlio dell’uomo è stato glorificato, e anche Dio è stato glorificato in lui. Se Dio è stato glorificato in lui, anche Dio lo glorificherà da parte sua e lo glorificherà subito.
Figlioli, ancora per poco sono con voi. Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri; come io vi ho amato così amatevi anche voi gli uni gli altri. Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli, se avrete amore gli uni per gli altri.

Don Divo barsotti: Chiesa e problemi del Magistero

26 Gennaio 1989
La Chiesa da decenni parla di pace e non la può assicurare, non parla più dell'inferno e l'umanità vi affonda senza orgoglio. Non si parla del peccato, non si denuncia l'errore.
A che cosa si riduce il magistero? Mai la Chiesa ha parlato tanto come in questi ultimi anni, mai la sua parola è stata così priva di efficacia.
Nel mio nome scacceranno i demoni .... Com'è possibile scacciarli se non si crede più alla loro presenza? E i demoni hanno invaso la terra.
La televisione, la droga, l'aborto, la menzogna e soprattutto la negazione di Dio: le tenebre sono discese sopra la terra.
Leggo la vita di Cechov. Era un agnostico, ma il suo amore per gli uomini, la sua semplicità ci conquistano. Mi domando come mai queste biografie che certo non sono di santi, mi prendono tanto.
Non vuole essere un eroe, non è un filosofo, sdegna di affrontare i grandi problemi, è conciliante, crede ingenuamente nel progresso.

"Tu mi ami" di Don Divo Barsotti

Signore, eccomi qui: se tu vuoi amarmi, prendimi.
Non voglio opporre alcuna resistenza al tuo amore.
Io non ho creduto che tu mi potessi amare.
Ma dal momento che tu me lo chiedi, ecco, ora mi abbandono totalmente a te per essere amato.

Non oso dire che ti amo. Ma una cosa, Signore, voglio dirti: finalmente voglio credere che tu mi ami.
Tu me l’hai detto, Signore, e io non voglio rifiutarmi di credere. Mi abbandono a te!
Mi offro a te, come sono: povera carta per essere bruciata, legno secco per essere consumato dal fuoco.
Mi getto in te, Signore, perché finalmente tu mi bruci, mi consumi!

Ecco, Signore, sono davanti a te; non ho altro da dirti che questo: amami, perché voglio essere amato, perché finalmente ho capito che la mia vita può avere soltanto un senso e un valore nel fatto che tu mi ami, che tu vuoi amarmi.
Non rifiuto più il tuo amore per me. Questo e null'altro.

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Don Divo Barsotti sul Concilio Vaticano II

“Io sono perplesso nei confronti del Concilio: la pletora dei documenti, la loro lunghezza, spesso il loro linguaggio, mi fanno paura. Sono documenti che rendono testimonianza di una sicurezza tutta umana più che di una fermezza semplice di fede. Ma soprattutto mi indigna il comportamento dei teologi.
Il Concilio e l’esercizio supremo del magistero è giustificato solo da una suprema necessità. La gravità paurosa della situazione presente della Chiesa non potrebbe derivare proprio dalla leggerezza di aver voluto provocare e tentare il Signore? Si è voluto forse costringere Dio a parlare quando non c’era questa suprema necessità? È forse così? Per giustificare un Concilio che ha preteso di rinnovare ogni cosa, bisognava affermare che tutto andava male, cosa che si fa continuamente, se non dall'episcopato, dai teologi.
Nulla mi sembra più grave, contro la santità di Dio, della presunzione dei chierici che credono, con un orgoglio che è soltanto diabolico, di poter manipolare la verità, che pretendono di rinnovare la Chiesa e di salvare il mondo senza rinnovare se stessi. In tutta la storia della Chiesa nulla è paragonabile all’ultimo Concilio, nel quale l’episcopato cattolico ha creduto di poter rinnovare ogni cosa obbedendo soltanto al proprio orgoglio, senza impegno di santità, in una opposizione così aperta alla legge dell’evangelo che ci impone di credere come l’umanità di Cristo è stata strumento dell’onnipotenza dell’amore che salva, nella sua morte”.
Don Divo Barsotti

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Essere il cuore dell’universo - Divo Barsotti

Ogni anima, ogni cristiano deve essere centro del mondo; ogni anima orante deve realizzare questa sua vocazione di essere il cuore dell’universo. Il centro del mondo è là dove si trova un cristiano, un cristiano consapevole, uno che voglia essere pienamente cristiano, che voglia rispondere pienamente al suo dovere, alla sua vocazione.
È questo: nulla di più, nulla di meno. Sia un’anima semplice, sia un’anima grande, sia un dotto o no, ognuno ha questa vocazione precisa.
Tutte le miserie del mondo si danno convegno nel mio cuore per implorare la misericordia di Dio, e tutte le bellezze dell’universo, tutte le grazie che Dio spande nell’universo, tutte si riassumono in me perché da me si innalzi un ringraziamento per tutte quante le cose, una lode per tutta la divina bontà che Dio ha effuso nell’universo; ecco la vocazione cristiana.
Il binomio benedettino: ora et labora, non va inteso: «Prega in tal modo che la preghiera sia il tuo vero lavoro»?
Don Divo Barsotti

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Il buon Pastore

Di Don Divo Barsotti.

È il Salmo che tutta l'antichità cristiana sembra avere amato di più.
Anticamente era questo Salmo che introduceva il Sacrificio eucaristico. Il canto di questo Salmo accompagnava l'assemblea liturgica nella sua processione verso l'altare. Il posto che occupava nella Liturgia della Chiesa ci dice già come questo Salmo debba essere interpretato: come il Salmo della iniziazione cristiana.
Quanto Dio compie per un'anima è qui espresso con le più semplici parole e con un accento che difficilmente si ritrova nell'Antico Testamento; possiamo dire che questo Salmo ha un carattere evangelico "ante litteram".

Quando Gesù parlerà del "Buon Pastore" Egli certamente si rifarà alla grande profezia di Ezechiele (capitolo 34) e anche ad altri oracoli profetici - Zaccaria, Isaia anche - ma probabilmente Egli si richiamerà in modo più diretto, forse, a questo Salmo. Se il capitolo del "Buon Pastore" del IV Vangelo è una continuazione meravigliosa, stupenda, dell'oracolo di Ezechiele, le parabole invece del "Buon Pastore" nei Vangeli sinottici sembrano più facilmente ispirarsi a questo Salmo divino.

Domenica 21 aprile 2013: dal Vangelo secondo Giovanni (10,27-30)

IV Domenica di Pasqua - Anno C
"Il buon Pastore”
In quel tempo, Gesù disse:
“Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono.
Io dò loro la vita eterna e non andranno mai perdute e nessuno le rapirà dalla mia mano.
Il Padre mio che me le ha date è più grande di tutti e nessuno può rapirle dalla mano del Padre mio.
Io e il Padre siamo una cosa sola”.

riflessione
Nell’Antico Testamento una delle immagini adoperate per esprimere l’amore di Dio, la sua continua assistenza è quella del pastore. Citiamo per esempio i testi: Is 40,10-11; Gr 23,1-4; Ez 34,1-24.
Il Salmo 22 esprime la ricchezza teologica contenuta nell’immagine: “Il Signore è il mio pastore, non manco di nulla. Su pascoli erbosi mi fa riposare, ad acque tranquille mi conduce. Mi rinfranca, mi guida per il giusto cammino, per amore del suo nome. Se dovessi camminare in una valle oscura, non temere alcun male,perché tu sei con me. Il tuo bastone ed il tuo vincastro mi danno sicurezza” (vv. 1-4). Il tema del buon pastore era quindi per gli ascoltatori di Gesù particolarmente familiare e vivo.
Gesù si attribuisce il titolo di pastore. Le immagini di pastore, di pecore sono presenti nei Vangeli sinottici (cf. Mt 7,15; 9.36; 15,24; 25,31-46; Mr 6,34; Lc 12,32, ecc.). Nel Vangelo di Giovanni esse acquistano un significato del tutto particolare.

Francesco e Ignazio

aprile 16, 2013 di continuitas
Un mese fa il cardinale Jorge Mario Bergoglio S.J. veniva eletto al soglio pontificio assumendo il nome di Francesco. Nell’inevitabile proliferare di interpretazioni del pontificato appena iniziato, ci pare che sia passata un po’ in secondo piano la chiave di lettura più ovvia per capire il primo papa proveniente dalla Compagnia di Gesù: la spiritualità di S.Ignazio di Loyola e in particolare gli Esercizi Spirituali. Per chi ha avuto la grazia di farli, saltano subito all’occhio le tracce ignaziane che affiorano qua e là (e speriamo sempre più frequentemente) nei primi insegnamenti del nuovo pontefice.

PRINCIPIO E FONDAMENTO
S.Ignazio: L’uomo è creato per lodare, riverire e servire Dio nostro Signore, e, mediante questo, salvare la propria anima; e le altre cose sulla faccia della terra sono create per l’uomo, e perché lo aiutino a conseguire il fine per cui è creato [ES n. 23]
Papa Francesco: Adorare il Signore vuol dire dare a Lui il posto che deve avere; adorare il Signore vuol dire affermare, credere, non però semplicemente a parole, che Lui solo guida veramente la nostra vita; adorare il Signore vuol dire che siamo convinti davanti a Lui che è il solo Dio, il Dio della nostra vita, il Dio della nostra storia. (14 aprile)

Il Papa e il diavolo

Anche oggi il Papa è tornato a citare il demonio, e per due volte: nella messa mattutina e nella Catechesi del mercoledì.
Nell'omelia del mattino ha espressamente sottolineato i miracoli di esorcismo riferiti dal brano degli Atti degli Apostoli. Lo si legge su News.va, invece su Radio vaticana la frase è riportata solo fino al punto esclamativo, omettendo la citazione biblica: E facevano anche miracoli!
Molti indemoniati espellevano spiriti impuri, emettendo alte grida, e molti paralitici e storpi furono guariti.

Più tardi, nella catechesi sul mistero dell'Ascensione del Signore, nostro avvocato che intercede seduto alla destra di Dio, il Santo Padre ha detto: Gesù è l’unico ed eterno Sacerdote che con la sua passione ha attraversato la morte e il sepolcro ed è risorto e asceso al Cielo; è presso Dio Padre, dove intercede per sempre a nostro favore (cfr Eb 9,24). Come afferma san Giovanni nella sua Prima Lettera Egli è il nostro avvocato: che bello sentire questo! Quando uno è chiamato dal giudice o va in causa, la prima cosa che fa è cercare un avvocato perché lo difenda.
Noi ne abbiamo uno, che ci difende sempre, ci difende dalle insidie del diavolo, ci difende da noi stessi, dai nostri peccati! Carissimi fratelli e sorelle, abbiamo questo avvocato: non abbiamo paura di andare da Lui a chiedere perdono, a chiedere benedizione, a chiedere misericordia! Lui ci perdona sempre, è il nostro avvocato: ci difende sempre! Non dimenticate questo!

San Norberto di Gennep fondatore dei Canonici Regolari Premostratensi

San Norberto Vescovo - 6 giugno - (Memoria Facoltativa)
Xanten, Germania, 1080-1085 - Magdeburgo, 6 giugno 1134 
Emblema: Bastone pastorale

L'anno 1115 dell’Incarnazione, sotto il pontificato di Pasquale II e il regno dell'imperatore Enrico V il Giovane, Norberto, della razza dei Franchi e dei Germani Salici, era già in vista nella città di Xanten. Nel pieno vigore dell'età, non era che suddiacono.
La natura l’aveva dotato di un corpo agile e armonioso; univa una grande facilità di parola a molta istruzione, e le sue maniere graziose erano un incanto per tutti i suoi conoscenti.
Suo padre, Eriberto, signore di Gennep, vicino alla foresta di Cassel, e sua madre Edvige, avevano deciso che sarebbe diventato chierico; speravano, da una rivelazione avuta in sogno, che sarebbe diventato un grande personaggio. Di fatto, Norberto possedeva qualche prestigio alla corte imperiale e in arcivescovado a Colonia, ma l’abbondanza delle sue ricchezze e delle facilità materiali gli facevano mettere in disparte il timore di Dio, per seguire ogni suo capriccio. Godeva da tempo di quei vantaggi”.

Un giorno, splendidamente vestito di seta, si affrettava in grande segreto, accompagnato da un solo paggio, verso una città di nome Wreden. Per strada, si trovò immerso in una densa nuvola in cui lampeggiavano lampi e tuoni. Era tanto più spiacevole che non c’era alcuna fattoria per offrir loro un rifugio, e Norberto era turbatissimo, come pure il suo paggio. Ad un tratto si udì un rumore tremendo, e un fulmine cadde ai suoi piedi in una luce abbagliante, scavando una buca profonda, della dimensione di un uomo. Ne usciva un odore fetido che lo penetrava e impregnava le sue vesti. Sbalzato dal suo cavallo, ha l’impressione di sentire una voce piena di rimproveri. Rientra in se stesso, si penetra di rimorso e incomincia a meditare la parola del salmista : «Cessa di fare il male e fà il bene».

Video Abbazia di Sant'Antimo

La sua origine si perde nella notte dei tempi quando nel 781 d.C. Carlo Magno andò a Roma in pellegrinaggio da Papa Adriano I e ricevette in regalo alcune reliquie dei Santi Sebastiano e Antimo.

Buon compleanno Benedetto XVI

Oggi 16 aprile 2013 il Papa emerito Benedetto XVI festeggia a Castel Gandolfo il suo 86esimo compleanno al fratello maggiore Georg, a monsignor Georg Gaenswein, gia' suo segretario particolare e ora prefetto della Casa Pontificia, alla sua segretaria Birgit Wansing e alle quattro 'memores domini' che lo affiancano giornalmente.

Dove vai umile Francesco?

“E adesso vorrei dare la benedizione, ma prima, prima vi chiedo un favore: prima che il Vescovo benedica il popolo, vi chiedo che voi pregate il Signore perché mi benedica: la preghiera del popolo che chiede la benedizione per il suo Vescovo. Facciamo in silenzio questa preghiera di voi su di me”.

Un mese con Papa Francesco.
Eppure sembra che sia sempre stato con noi.
Quel “buonasera”, rivolto ai fedeli pochi minuti dopo l’elezione e che tanto aveva stupito per la sua sorprendente semplicità ha ora il sapore della familiarità per tutti e non solo per i fedeli di Buenos Aires che, negli anni, hanno imparato a conoscere e amare lo stile semplice, umile, in una parola: evangelico, del loro pastore. Vescovo e popolo appunto. Un binomio che Francesco ha voluto subito richiamare affacciandosi dalla Loggia centrale della Basilica Vaticana, la sera del 13 marzo. Popolo al quale il nuovo vescovo di Roma, in modo inedito, ha chiesto di pregare inchinandosi per riceverne la benedizione. (13 marzo 2013, Prime parole dopo l’Elezione)

Il giorno dopo l’Elezione, come annunciato ai fedeli, Papa Francesco si reca di mattina presto alla Basilica di Santa Maria Maggiore per rendere omaggio alla Vergine. Il nuovo vescovo di Roma porta dei fiori alla Madonna. Un gesto che richiama con forza la dimensione mariana di Jorge Mario Bergoglio. Poi, nel pomeriggio, la prima Messa celebrata da Papa, nella Cappella Sistina, assieme a quelli che chiama “fratelli cardinali”. Papa Francesco incentra la sua omelia su tre parole, tre verbi: camminare, edificare, confessare. Al centro di queste azioni che contraddistinguono la vita di discepoli di Cristo, è il suo monito, deve sempre esserci la Croce: "Quando camminiamo senza la Croce, quando edifichiamo senza la Croce e quando confessiamo un Cristo senza Croce, non siamo discepoli del Signore: siamo mondani, siamo vescovi, preti, cardinali, papi, ma non discepoli del Signore". (Messa pro Ecclesia, 14 marzo)

E sempre ai cardinali, ricevuti il 15 marzo in udienza, chiede con forza di non cedere “al pessimismo”, all’amarezza che il “diavolo ci offre ogni giorno”. Non bisogna cedere al pessimismo, osserva, perché “lo Spirito Santo dona alla Chiesa, con il suo soffio possente, il coraggio di perseverare e anche di cercare nuovi metodi di evangelizzazione”. Nei primissimi giorni di Pontificato, sembra a tutti naturale pensare che il nome scelto dal Papa sia legato a San Francesco d’Assisi. Un pensiero che lui stesso conferma incontrando i giornalisti di tutto il mondo in Aula Paolo VI. Il Santo Padre confida alcune emozioni vissute al Conclave e in particolare rammenta l’invito del cardinale brasiliano Hummes a non dimenticare i poveri: “'Non dimenticarti dei poveri!'. E quella parola è entrata qui: i poveri, i poveri. Poi, subito in relazione ai poveri ho pensato a Francesco d’Assisi. (…) E’ l’uomo che ci dà questo spirito di pace, l’uomo povero … Ah, come vorrei una Chiesa povera e per i poveri!”. (Udienza ai giornalisti, 16 marzo)

La prima domenica da Papa viene vissuta da Francesco come una “giornata normale”. E’ un sacerdote, un vescovo, e dunque celebra una Messa nella parrocchia di Sant’Anna in Vaticano. All’uscita, tra gioia e stupore, va a salutare i tantissimi fedeli che si sono assiepati fuori dall’ingresso. E’ il primo bagno di folla per Papa Francesco, di un pastore che non vuole sottrarsi all’abbraccio dei suoi fedeli. E che rientra nella logica della Misericordia, nel Dna di Jorge Mario Bergoglio come si coglie anche dal suo motto episcopale, Miserando atque eligendo. Non stupisce, perciò, che nel primo Angelus davanti ad una Piazza San Pietro gremita, parli proprio dell’amore di Dio che mai si stanca di perdonare: “Lui, mai si stanca di perdonare, ma noi, a volte, ci stanchiamo di chiedere perdono. Non ci stanchiamo mai, non ci stanchiamo mai! Lui è il Padre amoroso che sempre perdona, che ha quel cuore di misericordia per tutti noi. E anche noi impariamo ad essere misericordiosi con tutti”. (Angelus, 17 marzo)

Passano due giorni e Piazza San Pietro torna a riempirsi, stavolta non solo di semplici fedeli ma anche di capi di Stato e leader religiosi, tra cui il Patriarca ecumenico Bartolomeo I. E’ il 19 marzo, festa di San Giuseppe patrono della Chiesa universale, e Papa Francesco celebra la Messa per l’inizio del suo ministero petrino. Il Papa percorre più volte la piazza a bordo della sua jeep scoperta e più volte si ferma per salutare i fedeli, per baciare i bambini. Va incontro ai malati, ai sofferenti, ai disabili: li benedice, li abbraccia. L’abbraccio amorevole di un padre ai figli che hanno più bisogno. Ad ascoltare il 266.mo Pontefice ci sono, dunque, i potenti della Terra, ma Francesco ha voluto vicino a sé anche gli ultimi, come un rappresentante dei poveri cartoneros di Buenos Aires. Dell’omelia, focalizzata sul tema del “custodire” il prossimo e il creato, rimarrà nella memoria il passaggio sul potere come servizio: “Non dimentichiamo mai che il vero potere è il servizio e che anche il Papa per esercitare il potere deve entrare sempre più in quel servizio che ha il suo vertice luminoso sulla Croce”. (Messa di inizio Pontificato, 19 marzo)

E uno dei servizi che il Papa può rendere all’umanità è quello di essere costruttore di ponti, Pontefice appunto, e promotore di pace. San Francesco è l’uomo del dialogo e il Papa che, per primo, ha preso il suo nome vuole mettersi sul cammino del Poverello d’Assisi, come dirà agli ambasciatori di tutto il mondo, nell’udienza al Corpo diplomatico presso la Santa Sede: “Desidero proprio che il dialogo tra noi aiuti a costruire ponti fra tutti gli uomini, così che ognuno possa trovare nell’altro non un nemico, non un concorrente, ma un fratello da accogliere ed abbracciare!”. (Udienza a Corpo diplomatico, 22 marzo)

Il giorno dopo, un evento che entra nei libri di storia: Papa Francesco incontra Benedetto XVI a Castel Gandolfo. Per la prima volta un Papa abbraccia un Papa emerito. E’ l’abbraccio tra due “fratelli”, come Francesco sottolinea in un momento di grande commozione. Significativamente questo avvenimento unico avviene alla vigilia della prima Settimana Santa celebrata dal nuovo vescovo di Roma. Il 24 marzo, Domenica delle Palme, un tiepido sole riscalda gli oltre 200 mila fedeli che sono convenuti in Piazza San Pietro per la Messa. Tantissimi i giovani presenti e proprio a loro, il Santo Padre rivolge parole di incoraggiamento: “E per favore, non lasciatevi rubare la speranza! Non lasciate rubare la speranza! Quella che ci dà Gesù”. (Domenica delle Palme, 24 marzo)

Il Giovedi Santo, il Papa va dunque a ribadire di persona questa esortazione ai giovani detenuti del Carcere romano di Casal del Marmo. Papa Francesco lava i piedi a 12 di loro, tra cui due ragazze. A questi giovani, porta “la carezza di Gesù”, la misericordia di Dio che mai si stanca di perdonare. Prima della Messa in Coena Domini, celebrata nel carcere minorile, la mattina il vescovo di Roma aveva celebrato la Messa crismale con i sacerdoti della sua diocesi. Nell’omelia, l’invito ai preti romani, e non solo, ad uscire da se stessi e ad andare nelle periferie, fisiche e esistenziali, dove il popolo soffre di più. Un pastore, avverte, non può non conoscere le sue pecore: “Questo io vi chiedo: siate pastori con l’odore delle pecore, pastori in mezzo al proprio gregge, e pescatori di uomini”. (Messa crismale, 28 marzo)

E un pastore, anzi ogni cristiano - ricorda alla sua prima Via Crucis al Colosseo – deve sapere che la “Croce di Gesù è la Parola con cui Dio ha risposto al male del mondo”. Ecco da dove nasce la speranza del cristiano, proclama con forza la Domenica di Pasqua: dall’amore di Gesù che ha vinto la morte. Sono passate meno di tre settimane dall’elezione e Papa Francesco torna ad affacciarsi dalla Loggia centrale della Basilica Vaticana. “Cristo è risorto”, annuncia con il volto gioioso. E nel messaggio pasquale incoraggia tutti, “a Roma e nel mondo”, a lasciarsi trasformare da Gesù: “Lasciamoci rinnovare dalla misericordia di Dio, lasciamoci amare da Gesù, lasciamo che la potenza del suo amore trasformi anche la nostra vita; e diventiamo strumenti di questa misericordia, canali attraverso i quali Dio possa irrigare la terra, custodire il creato e far fiorire la giustizia e la pace”. (Benedizione Urbi et orbi, 31 marzo)

Prima della Benedizione Urbi et Orbi, Papa Francesco aveva girato più volte a bordo della sua jeep scoperta in Piazza San Pietro per salutare quanti più fedeli possibili. Tanti i bambini che il Santo Padre bacia e benedice, come avverrà in ogni udienza generale. Commuovente l’abbraccio prolungato che riserva ad un giovane disabile. Immagine che è già un simbolo del Pontificato. Tra i gesti che colpiscono, in queste prime settimane, la scelta del Papa di rimanere ad abitare nella Casa Santa Marta. Ogni mattina, il Santo Padre celebra una Messa nella Cappella della Domus. Le omelie sono sintetizzate dalla nostra emittente (radiovaticana), e così i fedeli di tutto il mondo possono avere il commento del Papa al Vangelo del giorno. Ecumenismo, impegno per i poveri, slancio verso la nuova evangelizzazione: sono tra i temi che il nuovo Papa mette al centro del suo ministero già nel primo mese. Tra questi spicca anche il rilievo che il Papa attribuisce ai laici e in particolare alle donne. All’udienza generale del 3 aprile, tra gli applausi della Piazza, Papa Francesco elogia il genio femminile al servizio del Vangelo: "E questo è bello, e questo è un po’ la missione delle donne, della mamme, delle nonne. Dare testimonianza ai loro figli, ai loro nipotini, che Gesù è vivo, è vivente, è risorto. Mamme e donne, avanti con questa testimonianza!”. (Udienza generale, 3 aprile)

“Avanti con questa testimonianza”. Un’esortazione che, con parole diverse ma con lo stesso spirito, Papa Francesco ripete domenica 7 aprile quando al Regina Caeli in Piazza San Pietro richiama il Beato Wojtyla nell’esortare i fedeli a non avere paura di annunciare Gesù e di portarlo anzi nelle piazze tra la gente. E una piazza l’aspetta con trepidazione il pomeriggio. E’ Piazza San Giovanni in Laterano, gremita di fedeli per la presa di possesso della Basilica Lateranense, della sua Cattedra di vescovo di Roma. Vescovo e popolo. Il binomio, con cui si era presentato al mondo la sera del 13 marzo, torna a risuonare con grande forza nel saluto che Papa Francesco rivolge ai romani: “E andiamo avanti tutti insieme, il popolo e il vescovo, tutti insieme, avanti sempre con la gioia della Risurrezione di Gesù: Lui sempre è al nostro fianco”. (Messa in San Giovanni in Laterano, 7 aprile)

Tratto da: innamoratidellalode.blogspot.it

Il Cardinale Bergoglio esprime la sua idea della Chiesa (intervista del 2007)

Rivista 30Giorni  n. 11 - 2007
Intervista con il cardinale Jorge Mario Bergoglio, arcivescovo di Buenos Aires. Di Stefania Falasca.

«Devo tornare», ripete. Non che l’aria di Roma non gli garbi. Ma quella di Buenos Aires gli manca. La sua diocesi. «Esposa» la chiama. A Roma, il cardinale Jorge Mario Bergoglio, arcivescovo di Buenos Aires, passa sempre di corsa. Ma stavolta una sciatalgia lo ha costretto ad allungare la sua permanenza nella Città eterna con qualche giorno di riposo. Per di più, umorismo delle circostanze, l’appuntamento per cui aveva attraversato l’oceano, l’incontro con il Papa e tutti i cardinali riuniti in concistoro, gli è toccato saltarlo.
È una compagnia, la sua, mai lontana. Ci racconta come è andata la Conferenza di Aparecida, dove proprio lui ha presieduto il comitato di redazione del documento finale. Confida che al concistoro il suo intervento sarebbe stato su questo. E con quel suo modo di dire lieve e insieme acuto, incisivo, che spiazza e sorprende, così ne parla.

Eminenza, al concistoro avrebbe parlato di Aparecida. Che cosa per Lei ha caratterizzato questa quinta Conferenza generale dell’episcopato latinoamericano?

Domenica 14 aprile 2013: dal Vangelo secondo Giovanni (21,1-19)

III Domenica di Pasqua - Anno C
"Pasci le mie pecorelle”
In quel tempo, Gesù si manifestò di nuovo ai discepoli sul mare di Tiberiade. E si manifestò così: si trovavano insieme Simon Pietro, Tommaso detto Didimo, Natanaele di Cana di Galilea, i figli di Zebedeo e altri due discepoli. Disse loro Simon Pietro: “Io vado a pescare”. Gli dissero: “Veniamo anche noi con te”. Allora uscirono e salirono sulla barca; ma in quella notte non presero nulla.
Quando già era l’alba Gesù si presentò sulla riva, ma i discepoli non si erano accorti che era Gesù. Gesù disse loro: “Figlioli, non avete nulla da mangiare?”. Gli risposero: “No”. Allora disse loro: “Gettate la rete dalla parte destra della barca e troverete”. La gettarono e non potevano più tirarla su per la gran quantità di pesci. Allora quel discepolo che Gesù amava disse a Pietro: “È il Signore!”. Simon Pietro appena udì che era il Signore, si cinse ai fianchi la sopravveste, poiché era spogliato, e si gettò in mare. Gli altri discepoli invece vennero con la barca, trascinando la rete piena di pesci: infatti non erano lontani da terra se non un centinaio di metri.

Il Papa che sta tra i suoi

Papa Francesco non cessa di stupirci.
Titolo originale:
Papa Francesco prega in fondo alla chiesa
Papa Francesco seduto tra i fedeli in chiesa raccolto in un momento di preghiera personale al termine della funzione. Era già capitato all'Osservatore Romano di pubblicare una foto simile, pochi giorni dopo l'elezione e, nell'edizione da poco in edicola (il quotidiano della Santa Sede esce al pomeriggio), ne compare un'altra. Lo vedete nell'immagine che l'Osservatore ha posto in ultima pagina.

Da www.tempi.it del 5 aprile 2013

Meno male che i (cattolici) radicali criticano Papa Francesco. Siamo ancora sulla buona strada

Bisogna essere grati della franchezza all’Associazione Luca Coscioni. Da quando Francesco è stato eletto Papa, i media laicisti hanno fatto a gara per “arruolarlo”, attribuendogli le cose più incredibili, da sostenitore della teologia della liberazione a ostile alla tradizione e favorevole ad aperture sul piano dei comportamenti personali; trasferendo su di lui aspettative ideologiche quasi mai in linea con la realtà.

LA MUSICA NON CAMBIA.
I radicali sono più seri. Nella loro newsletter invitano a disilludersi «chi si illude che con il papa argentino cambi la musica sui temi bioetici». Richiamano passaggi del libro Sobre cielo y tierra, scritto dal cardinale Bergoglio nel 2011: «Eutanasia è uccidere», «abortire vuol dire uccidere qualcuno che non può difendersi», le nozze gay sono «il segno dell’invidia del diavolo, che cerca di distruggere l’immagine di Dio»; il culmine dello scandalo è quando Bergoglio teorizza limiti perfino per «la ricerca scientifica», evocando Frankenstein. L’Associazione Coscioni aggiunge che «per fortuna il mondo va avanti», e cita a conforto l’impegno di Obama per le nozze omosessuali e il registro dei testamenti biologici istituito a Napoli.

Francesco, il Santo dei poveri e degli animali

Nel tempo in cui S. Francesco abitava nella città di Gubbio, nelle campagne apparì un lupo grandissimo, terribile e feroce, il quale non solamente divorava gli animali, ma anche gli uomini. Tutti i cittadini avevano una gran paura, perché spesso il lupo si avvicinava alla città, pertanto essi andavano armati quando uscivano dalla città, come per andare a combattere. Ma, nonostante ciò, da esso non si poteva difendere chi lo incontrava da solo. Quindi, per paura di incontrare questo lupo, nessuno aveva più coraggio di uscire dalla Città. Di fronte a questa situazione, S. Francesco ebbe molta compassione degli abitanti di Gubbio, e volle andare incontro a questo lupo nonostante tutti lo sconsigliassero. Si fece il segno della croce e uscì dalla città insieme ai suoi compagni, sperando totalmente nell’aiuto di Dio.
Il timore fermò gli altri, mentre S. Francesco si incamminò verso il luogo dove era il lupo e subito esso si fa incontro al santo con la bocca aperta. Ma S. Francesco gli fece il segno della santissima croce e lo chiamò: “vieni qui, fratello lupo; io ti comando, in nome di Cristo, di non fare alcun male né a me né ad altri”. Immediatamente il Lupo terribile chiuse la bocca, smise di correre e mansueto come un agnello si mise a giacere ai piedi di S. Francesco.
Allora S. Francesco così gli parlò: “Fratello lupo, tu in questi luoghi hai provocato grandi danni e hai ucciso le creature di Dio senza il suo permesso; ma non solo hai ucciso e divorato gli animali, hai avuto il coraggio di uccidere gli uomini, fatti all’immagine di Dio, e per questa cosa tu sei degno di essere condannato. Tutto il popolo di questa terra parla di te e ti è nemico, ma io voglio che sia fatta pace fra te e questa gente. Cosicché tu non faccia più del male e loro ti perdonino ogni cattiva azione del passato”.

Chi trama contro il Papa?

Chi sono quelli per cui "San Francesco prima e Francesco ora, sono come e più che l'acqua santa per il diavolo"?
I musulmani del Bangladesh hanno organizzato una preghiera speciale per il Presidente della Repubblica Popolare del Bangladesh Zillur Rahman, defunto a Singapore in data 20/03/2013 nell'ospedale in cui era ricoverato da tempo per motivi di salute. La Repubblica Popolare del Bangladesh ha dichiarato tre giorni di lutto nazionale. In occasione della preghiera per il defunto presidente, gli Imam della comunità bengalese romana hanno deciso di dedicare anche una preghiera per il nuovo Papa Francesco.
I sei Imam della comunità si sono riuniti il 27 marzo per prendere una posizione contro il duro attacco a Papa Francesco da parte di Magdi Allam, colpevole secondo lui di essere troppo aperto al dialogo interreligioso.
Dopo la riunione l’Associazione Dhuumcatu, gli Imam hanno deciso di dedicare la preghiera di oggi - avvenuta alla moschea di Torpignattara - sia al defunto Presidente Zillur Rahman che al Papa Franceso, per sottolineare che la comunità islamica è a fianco del Papa per una pacifica convivenza tra le diverse fedi religiose, a Roma e nel mondo. (Comunicato stampa dell’Associazione Dhuumcatu pubblicato il 29 marzo 2013 su: frontierenews.it)

Domenica 7 aprile 2013: dal Vangelo secondo Giovanni (20,19-31)

II Domenica di Pasqua - Anno C
"Come il Padre ha mandato me, anch’io mando voi”
La sera di quello stesso giorno, il primo dopo il sabato, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, si fermò in mezzo a loro e disse: “Pace a voi!”. Detto questo, mostrò loro le mani e il costato. E i discepoli gioirono al vedere il Signore.
Gesù disse loro di nuovo: “Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anch’io mando voi”. Dopo aver detto questo, alitò su di loro e disse: “Ricevete lo Spirito Santo; a chi rimetterete i peccati saranno rimessi e a chi non li rimetterete, resteranno non rimessi”.
Tommaso, uno dei Dodici, chiamato Didimo, non era con loro quando venne Gesù. Gli dissero allora gli altri discepoli: “Abbiamo visto il Signore!”. Ma egli disse loro: “Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il dito nel posto dei chiodi e non metto la mia mano nel suo costato, non crederò”.
Otto giorni dopo i discepoli erano di nuovo in casa e c’era con loro anche Tommaso. Venne Gesù, a porte chiuse, si fermò in mezzo a loro e disse: “Pace a voi!”.

11 settembre 1683: una storia mai raccontata

L'Islam era al punto più alto della sua penetrazione in occidente.
Un film di Renzo Martinelli. Dall'11 aprile al cinema.
L'attacco più poderoso al cuore dell'occidente: la storia dell'assedio Turco a Vienna e di una battaglia eroica che ha cambiato il destino dell'Europa e del Mondo.

Ultimo messaggio di Medjugorje, 2 aprile 2013

Messaggio della Madonna di Medjugorje a Mirjana Dragicevic
Cari figli,
vi invito ad essere nello spirito una cosa sola con mio Figlio. Vi invito affinché, attraverso la preghiera e per mezzo della Santa Messa, quando mio Figlio si unisce a voi in modo particolare, cerchiate di essere come Lui. Affinché siate, come Lui, sempre pronti a compiere la volontà di Dio, e non a chiedere che si realizzi la vostra.
Io, come Madre, vi chiedo di parlare della gloria di Dio con la vostra vita, perché in questo modo glorificherete anche voi stessi, secondo la sua volontà.
Mostrate a tutti umiltà ed amore verso il prossimo.
Per mezzo di questa umiltà e di questo amore, mio Figlio vi ha salvato e vi ha aperto la via verso il Padre Celeste.
Io vi prego di aprire la via verso il Padre Celeste a tutti coloro che non l'hanno conosciuto e non hanno aperto il proprio cuore al suo amore.
Con la vostra vita aprite la via a tutti coloro che stanno ancora vagando in cerca della verità. Figli miei, siate miei apostoli che non hanno vissuto invano.
Non dimenticate che verrete davanti al Padre Celeste e gli parlerete di voi.

Siate pronti! Di nuovo vi ammonisco: pregate per coloro che mio Figlio ha chiamato, ha benedetto le loro mani e li ha donati a voi.
Pregate, pregate, pregate per i vostri pastori. Vi ringrazio.

Gli interessi delle lobby farmaceutiche condizionano la nostra salute?

In che misura la nostra salute è in mano alle lobby farmaceutiche?
Riemerge l'annosa questione della collusione tra le lobby farmaceutiche e la politica. Articolo interessantissimo che affronta il tema della malattia del secolo: il tumore. Per farsi un'opinione è necessario ascoltare l'intero video sul metodo Di Bella che si trova a fine articolo.

Titolo originale dell'articolo:
Cura Di Bella: torna la controversa terapia antitumorale
Si torna a parlare, dopo decenni, del metodo Di Bella, la terapia antitumorale non riconosciuta dall'Istituto Superiore di Sanità. Il tribunale del lavoro di Bari ha accolto il ricorso di urgenza promosso da un uomo gravemente ammalato di cancro che aveva chiesto, senza successo, all'Asl della città di essere sottoposto alla cura scoperta nel 1997 dal Prof. Luigi Di Bella.